Tutto ciò che c'è da sapere sul giardino privato della famiglia reale britannica in un nuovo libro.
Ogni lunedì tradizione vuole che alla Regina Elisabetta II venga consegnato un piccolo bouquet floreale realizzato con i fiori freschi di stagione direttamente colti dai giardini del palazzo. D’inverno, in alternativa ai fiori, i mazzolini presentano un mix di foglie sempreverdi e bacche colorate. A svelare questo rito è il nuovo volume Buckingham Palace: A Royal Garden edito dalla Royal Collection Trust e disponibile nello shop e online da questo aprile.
Con trentanove acri di terreno puntellati da ampi prati fioriti, giardini segreti, piccole cascate, un laghetto e uno splendido roseto, il giardino di Buckingham Palace è un’oasi rara nel cuore di Londra. Progettato da Capability Brown fu poi ridisegnato al momento della ricostruzione del palazzo da William Townsend Aiton di Kew Gardens e John Nash. Oggi è caratterizzato dalla presenza di moltissime specie vegetali tra cui platani, castagni, cipressi e aceri che fanno compagnia all’unico albero di gelso sopravvissuto della piantagione voluta da re Giacomo I d'Inghilterra che desiderava allevare bachi da seta nel giardino di gelso reale (che allora il giardino si trovava nei pressi di Green Park).
Nelle centoventi pagine dedicate alla sua storia e alla sua conservazione si segue un anno di vita quotidiana del giardino, sperimentando attraverso i racconti di chi ci lavora che cosa voglia dire davvero prendersi cura di questa enorme area vede. “I gusti e le abilità dei monarchi e dei giardinieri nel corso dei secoli hanno contribuito a plasmare questa oasi nascosta nel centro di Londra. Oggi il giardino gioca un ruolo chiave nel fitto calendario di eventi reali, inclusa la tanto amata tradizione del Queen's Garden Party”, recita il trafiletto di presentazione del volume.
Per avere uno sguardo da insider l’autrice Claire Masset ha fatto direttamente riferimento al capo giardiniere di Palazzo, Mark Lane, che nelle pagine del libro si sofferma particolarmente su quelle che sono state le metodologie scelte per mantenere una buona biodiversità e garantire il perfetto funzionamento degli ecosistemi. Tra gli esempi più interessanti del volume intero quello della piccola isola al centro del lago di 3.5 acri, una porzione di territorio che è ancora oggi identica a come lo era centinaia di anni fa. "Anche durante il regno della regina Vittoria l'isola era curata in modo diverso dal resto del giardino", scrive Claire Masset secondo quanto riportato dal Telegraph, aggiungendo che questa parte del giardino è "la più selvaggia, la più ombreggiata e generalmente la più ricoperta di vegetazione, che fungeva da rifugio per gli uccelli per nidificare. Cosa che rimane vera anche oggi". Una sorta di oasi dentro l’oasi dunque. Sempre il quotidiano riporta che recentemente sono state scoperte proprio su quest’isola alcune specie di funghi e animali che non si avvistavano nel territorio dal 1938.
Ma l’attenzione alla conservazione non riguarda solo l’isola perché per esempio sparsi per tutta la superficie verde è possibile notare alberi molto simili ad originali totem: “I vecchi ceppi di alberi vengono lasciati in situ a marcire, attirando coleotteri, vespe, sirfidi e funghi. Il legno morto è infatti ricco di sostanze nutritive che tengono in vita una miriade di creature e poi, quando il legno si decompone, arricchisce il terreno. Le cataste di legna dell'isola poi sono un altro habitat vitale, particolarmente apprezzato dalle api e dalle coccinelle", si legge nel libro. Ad oggi solo i fortunati invitati ai Garden Party hanno potuto ammirare il giardino in tutto il suo splendore, nel futuro chi lo sa.