Che cos'hanno in comune tra loro?
Così come le donne femministe della storia, anche i capelli hanno una straordinaria energia. E uno straordinario potere. Come si legge nel Libro dei simboli - Riflessioni sulle immagini archetipe di Tachen, essendo le radici dei capelli alimentate da minuscoli vasi sanguigni, hanno quasi un legame ideale con fantasie, pensieri, desideri più profondi e istintivi. Questo significa che, per alcuni, i capelli potrebbero comunicare anche temperamenti, passioni, idee, insomma tutto quello che c’è nella nostra testa. E in effetti, se guardiamo al passato, sulle teste di donne emancipate, attiviste e combattenti abbiamo spesso notato capelli e con look interessanti e indimenticabili. Soprattutto se parliamo di femministe. Ma può un taglio essere anche il simbolo di valori? Scopriamolo insieme.
I capelli fulvi (prerogativa naturale di una piccolissima parte della popolazione mondiale, dal due al quattro per cento) sono sempre stati associati a temperamenti impulsivi e irrequieti, spiriti bellicosi e alle streghe. Predecessore delle moderne femministe. Non è un caso se Maria Maddalena, considerata la prima femminista dell’umanità, sia ritratta spesso con una lunga chioma di capelli rossi.
Tra i tagli capelli più rivoluzionari della storia, c’è quello delle Flapper Girls. Una generazione di donne che, negli anni Venti del Novecento e nel mondo anglosassone, muove i primi passi verso l’emancipazione. Sono loro le prime ad andare in bicicletta, rifiutare il corsetto, guidare un’auto, avere una sessualità libera e… le prime a tagliarsi i capelli a maschietto. Il caschetto corto ondulato o liscio che le distingueva è ancora protagonista. Lo ha indossato tra le prime la ballerina e showgirl Louise Brooke, poi la scrittrice Erica Jong, che negli anni Settanta raccontò nei suoi libri il desiderio sessuale femminile. Ora lo porta, in versione minimalista e con la divisa al centro, Tavi Gevinson, blogger e scrittrice venticinquenne.
La scrittrice e attivista britannica Millicent Garrett Fawcett lottò tra la fine dell’Ottocento e i primi anni del Novecento per il voto alle donne. La suffragetta amava farsi una grande treccia circolare sulla sua acconciatura raccolta. Più morbido e messy, è il raccolto di Sibilla Aleramo: la scrittrice e poetessa italiana descrive nel romanzo Una donna, la condizione femminile tra il XIX e il XX secolo. Nella crew delle femministe che amano i capelli raccolti, impossibile non citare Simone De Beauvoir e il suo raccolto a cannella (posticcio). Grande libertà, grande fantasia: la scrittrice e giornalista francese, esponente dell’esistenzialismo, ha decorato spesso le sue acconciature con fasce e foulard coloratissimi. Frida Kahlo ha usato fiori e grande trecce. Ora, è Amanda Gorman, poetesse afroamericana che ha salutato l’insediamento del presidente americano Joe Biden e tratta temi come l’oppressione, il femminismo e l’emarginazione, a far fiorire sulla sua testa iconiche pettinature, decorate con maxi cerchietti e scrunchie.
Cos’hanno in comune la musicista Yoko Ono e le scrittrici e giornaliste Gloria Steinem e Joan Didion? Una vita spesa per i diritti umani e per i diritti delle donne. Ma anche lunghi capelli senza piega e una netta scriminatura centrale. Una linea che separa la testa in due parti uguali fino a rendere più profonda ogni espressione. Alla crew delle divise nel mezzo - e dei grandi occhiali da sole - si aggiunge anche la scrittrice Oriana Fallaci, sostenitrice della legge sull’aborto.
Espressione di libertà e autodeterminazione femminile: i tagli di capelli più estremi non hanno bisogno di parole. La loro lunghezza - micro - e i loro perimetri originali e sovversivi parlano già abbastanza. Molte donne li hanno scelti per dichiarare al mondo il loro spirito libero. Così la cantautrice irlandese Sinead O’Connor con i capelli rasati a zero, in tempi non sospetti. Così la conduttrice televisiva Ellen Degeneres con il taglio corto, totalmente maschile. Così Jane Fonda, quando nel 1970 con una sforbiciata netta e asimmetrica, mise ko la sua piega bon-ton. Jane, con il Klute Cut in testa, fu arrestata a Cleveland nel 1970 durante una manifestazione contro la guerra in Vietnam.